Diet Culture and Mindful eating


Ho approfondito i miei studi di counseling anche per me stessa, per razionalizzare cio' che forse era solo istintuale.

Avevo 7 anni l a prima volta che ho sentito qualcuno parlare del mio peso. Da dietro la porta della cucina. Origliavo. Era mio padre che si preoccupava di quanto, in quell'ultimo anno, fossi ingrassata, e ne parlava allarmato con mia madre. Una cura ricostituente, ha improvvisamente, per un paio d'anni, trasformato in mio corpo, ingrassandolo.

Niente storie lacrimose, a scuola ero ben voluta. Ovvio, qualcuno che si divertiva a prendermi in giro c'era. Che prendeva di mira chi aveva qualcosa di diverso. Ho sempre risposto verbalmente e fisicamente (si ero una bambina che non teneva le mani in tasca), difendendo me e chi ritenevo vittima di sfotto'.

7 anni dopo decido di smettere di mangiare, così finalmente quel corpo sarebbe dimagrito. Uno svenimento, allarme. E finalmente il medico consiglia un dietologo. Dico finalmente poiche era un mio grande desiderio. Lui si che sapra' come fare. E mia madre dovra' fare cio' che dice il dottore!

Spoiler: a 15 anni mi mandano da sola dal dietologo, seguo la dieta e mi cucino i piatti da sola. Imparo che il mio corpo risponde agli stimoli, che ci sono cibi ok e non ok e questi ultimi rientrano nella categoria “sgarro”. Ah, ma io non sgarro. Io seguo, determinata ed orgogliosa. Se sgarro, rimedio. Usero' lo stesso piglio per conseguire i miei studi universitari.

Negli anni il cibo e' servito per comunicare i miei stati d'animo, per premiarmi, per punirmi. A volte per celebrare. Poche volte per nutrire. Fino a qualche anno fa.

Poi ho incontrato la Body Positivity, che guardavo con occhio critico. Di che cosa volevano convincermi? Qualcosa risuonava, ma cosa?

Ho approfondito Diet Culture e Mindful Eating ed il corpo delle donne nella storia e nelle societa'. Quando abbiamo iniziato a farci dire come dobbiamo essere? Che forma dobbiamo avere per essere amate? Molto tempo fa.

Oggi molte di noi rifiutano la cultura della dieta, come ristrettezza, schema alimentare finalizzato alla magrezza, esaltazione di canoni estetici imposti dagli stilisti. Ma non basta. E non basta sopratutto per le giovani e i giovani (anche se in misura minore).

Solo il 3% dei contenuti di Tik Tok e' inclusivo e parla di corpi, di tutti i corpi senza giudizio. Il resto e' un inno alla magrezza, all'essere fit. Si moltiplicano i contenuti “what I eat in a day” di modelle o semplici ragazze esili. Come se cio' che mangi tu potesse andare bene per tutti i corpi, ottenendo lo stesso risultato. Ogni giorno un nuovo pasto sostitutivo, un nuovo sgonfiante, drenante, un nuovo drink o un trucco per perdere peso.

Milioni investiti in farmaci per controllare o curare l'obesita' e le malattie ad essa correlate. Milioni buttati in cibo spazzatura, in cibo ultraprocessato, aromatizzato, anestetizzante.

Dal dopoguerra ad oggi abbiamo assistito a cambiamenti sociali, culturali e strutturali del nostro corpo. Nuovi canoni estetici si sono imposti. Per lo piu' per le donne. Abbiamo modificato il nostro corpo, con nuove abitudini, una nuova economia dentro la quale abbiamo cercato un riconoscimento, una nuova famiglia, un nuovo corpo, ed un nuovo cibo a nutrirlo. E non sempre cambiamento ha significato evoluzione.

The theme that returns, more than seventy years later, is still the same: a lack of listening.

Abbiamo smesso di ascoltarci. Ascoltare i segnali fisiologici del nostro corpo. In un'epoca di risorse scientifiche e cliniche noi abbiamo smesso di ascoltare il nostro corpo ed accorgerci se sta male. I ritmi che vorrebbe seguissimo, gliene imponiamo di nuovi, anestetizzandolo se lancia segnali di pericolo. Abbiamo smesso di ascoltare la fame (la proviamo ancora?) quella delle cellule del nostro corpo, che richiede enrgia. Quella degli occhi e della bocca, mangiando spesso di fronte al cellulare o alla tv. Alcuni di noi sentono solo la “fame del cuore”, quella voragine incolmabile che cerchiamo di riempire di cibo, spesso vuoti di nutrienti, ma ricco di quegli artifici che per qualche ora ci fanno sentire appagati. E in colpa.

Io ho trovato nella Mindful Eating o alimentazione consapevole, quello che mai avevo trovato, o forse nemmeno cercato. L'ascolto di se' stessi. Quell'ascolto da cui magari scaturisce la consapevolezza che quella fame non va placata ne' addomesticata. Ma va compresa. Accolta. Da dove nasce e perche' non si placa?

Imparare che ci sono diversi tipi di fame e che non tutto si sazia col cibo. Non se e' fame del cuore.

Accompagnare il corpo nell'accogliere un cibo di cui ha voglia e bisogno. Assaggiare un dolce, magari non finirlo. E non definirlo sgarro. Sono convinta che l'accettazione e l'amore per il proprio corpo nel mondo e la relativa lotta per l'inclusione di esso senza discriminazione, passi dal nutrimento.

Solo amando il nostro corpo e nutrendolo adeguatamente, saremo pronte, forti e determinate al raggiungimento dell'obbiettivo di inclusione e sradicamento di canoni estetici legati a performance e forme definite da un mondo maschiocentrico. Il nostro corpo, la nostra pelle, e' il primo tramite col mondo, e' il primo mezzo di comunicazione che abbiamo a disposizione. Mortificarlo, rifiutarlo, annullarlo, non servira' a darci il posto che meritiamo ne' l'amore che ogni essere anela.

Il ruolo di counselor, consulente o healt coach come volete chiamarlo, ruolo che ho fortemente voluto e per cui ho alacremente lavorato, mi permette di promuovere percorsi di consapevolezza. Anche alimentare. Poiche' un approccio olistico non puo' prescindere.

Non si tratta pero' di un approccio prescrittivo.

Contro una diet culture che promuove comportamenti restrittivi e disfunzionali, rafforza discrimazione e disuguaglianze sociali, impone canoni estetici irraggiungibili, abbiamo un sola grande arma: la consapevolezza. La nostra consapevolezza.

Un percorso atto al raggiungimento del benessere di corpo mente e spirito si basa sulla consapevolezza. Non su di una pillola. Non su di qualcun altro che fa al nostro posto. E' un atto d'amore verso noi stessi.

Una volta allenata, la consapevolezza, difficilmente vi abbandonera', o l'abbandonerete. Investite in voi stessi, un un viaggio al vostro interno, in maniera semplice e limpida. Vi durera' piu' dell'ultimo pasto sostitutivo.

I’ll be here, if you wish—to speak together about what well-being means to you.


g.l.


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